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ObesitàLa sindrome metabolica è caratterizzata da alcune alterazioni di alcuni valori (colesterolo, trigliceridi, glicemia,..) ed è spesso secondaria ad una condizione di obesità. La domanda che alcuni studiosi si sono posta è se questa sindome è il risultato della condizione di obesità per una dieta troppo ricca o lo zucchero in sè a far male? Una prima risposta viene da questo recente studio,
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grassi-saturiSappiamo cosa è la sindrome metabolica? Uno stato infiammatorio che porta ad alterazione del metabolismo del glucosio (lo zucchero del sangue)L’assunzione di una dieta ad alta percentuale di grassi può, indipendentemente dalla composizione degli altri nutrienti ed  in assenza di aumento di peso, influenzare l’omeostasi del glucosio e la flora intestinale? In pratica possiamo avere dei danni anche senza un aumento di peso?
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Chi sono aggiornamento professionale

 

Aggiornamento professionale

Comincia nel 1984 con la partecipazione al corso di aggiornamento su ‘Nutrizione Enterale e Parentale Totale’ tenuto a Gubbio nell’aprile del 1984. Di seguito riporto solo gli aggiornamenti/eventi ECM dal 2009 ad oggi.

Ho partecipato a:

      • Corso teorico pratico ‘LA GESTIONE CLINICO-AMBULATORIALE DEL SOVRAPPESO E OBESITA’ Roma, Aprile 2009.
      • MASTER DI FORMAZIONE E PERFEZIONAMENTO IN DIETOLOGIA E NUTRIZIONE UMANA partecipando ai corsi di:“Propedeutica Nutrizionale”, “Dietologia e Nutrizione nella Quotidianità Professionale”, “Il Peso Corporeo un Approccio Nutrizionale e Comportamentale”, “Riabilitazione Nutrizionale nei Disturbi del Comportamento Alimentare”, “Orientamento Nutrizionale nelle Patologie Metaboliche e da Disordini Alimentari”, “Training di Assertività per Nutrizionisti”, conseguendo, a fine corso, nel Luglio 2009 il diploma del MASTER DI FORMAZIONE E PERFEZIONAMENTO IN DIETOLOGIA E NUTRIZIONE UMANA;
      • Seminario di formazione (accreditato come evento E.C.M dal Ministero della Salute) “ALIMENTAZIONE & NUTRIZIONE IN   GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO” tenutosi a Roma nell’Ottobre 2009.
      • Seminario di “PREVENZIONE, DIAGNOSI E TERAPIA DEI DCA IN ETA’ EVOLUTIVA” tenutosi ad Atri (TE) nel Gennaio 2010.
      • Seminario di “NUTRIZIONE PEDIATRICA APPLICATA” tenutosi a Roma nel 2010.
      • Corso di “LA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE DELL’OBESITA’” svoltosi a Verona nel 2010.
      • Corso di formazione “STRATEGIE EDUCATIVE SUI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E DELL’OBESITÀ PER IL GRANDE PUBBLICO E STUDENTI” tenutosi a Verona nel Settembre 2010.
      • Seminario “LA RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE NEI DISTURDI DELL’ALIMENTAZIONE: LA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE” tenutosi a Cassino nell’Ottobre 2010.
      • Incontro “L’ORGANIZZAZIONE DEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELLE CONDOTTE ALIMENTARI NELLA PROVINCIA DI LATINA” svoltosi nell’ottobre 2010.
      • Corso “LIFESTYLE MODIFICATION: WHO, WHAT, WHY AND (MOST IMPORTANT) HOW?” tenuto dal prof. Anthony N. Fabricatore a Verona in novembre 2010.
      • Corso “TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E DELL’OBESITÀ: AN UPDATE” svoltosi a Verona nel novembre 2010.
      • Seminario di ”OBESITA’ INFANTILE: UNA SFIDA POSSIBILE”  aprile2011.
      • Conferenza “ALIMENTAZIONE E SUPPORTO NUTRIZIONALE: BIOLOGIA E NUTRIZIONE” tenutosi a Roma nel giugno 2011.
      • Incontro di ”UNIVERSO OBESITA’: AL DI LA’ DEL PESO….” tenutosi ad Arce nel giugno 2011.
      • Corso di aggiornamento “THE BODY PROJECT: PROMOTING BODY ACCEPTANCE AND PREVENTING EATING DISORDERS FACILITATOR GUIDE” tenuto dal professor Stice a Verona nel novembre 2011.
      • Incontro di aggiornamento ”COMPRENDERE L’ANORESSIA.” svoltosi a Frosinone nel novembre 2011.
      • Incontro di aggiornamento ”TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE: PROGRESSI E SFIDE FUTURE” a Roma nel dicembre 2011.
      • Seminario di aggiornamento ”ACCRESCIMENTO: UN PROBLEMA IERI, UNA SFIDA OGGI” svoltosi a Gaeta nel marzo 2012.
      • Corso di aggiornamento “EATING DISORDERS IN SPORT” tenuto dal professor Thompson e prof.ssa Sherman a Verona in aprile 2012.
      • Incontro di aggiornamento “ESERCIZIO FISICO E DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE” svoltosi a Verona in aprile 2012.
      • Corso di aggiornamento “ALIMENTAZIONE VEGETARIANA: ELEMENTI DI DIETETICA E STATI FISIOLOGICI PARTICOLARI. Madri e figli vegetariani.” tenutosi a Perugia nel 2012.
      • Corso di aggiornamento “UN PROGRAMMA BASATO SULLA DISSONANZA COGNITIVA PER PREVENIRE I DISTURBI   DELL’ALIMENTAZIONE” nel settembre 2012.
      • Corso di aggiornamento “ALTERAZIONE DELLA PERMEABILITA’ INTESTINALE in epoca neonatale e nel soggetto adulto, patologie correlate e modulazione probiotica.” tenutosi a Roma nel 2013.
      • Master di formazione “THE FIRST CERTIFICATE OF PROFESSIONAL TRAINING IN EATING DISORDERS AND OBESITY”  (Corso di Formazione Teorico-Pratico nel Trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare e dell’Obesità) tenutosi negli anni 2012-2013.
      • Ho sostenuto l’esame finale a conclusione del master di formazione a terapeuta dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità“ conseguendo The First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity”  (Corso di Formazione Teorico-Pratico nel Trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare e dell’Obesità) per l’anno 2012-2013
      • Corso di aggiornamento “DALLE MODE ALIMENTARI ALLA MALNUTRIZIONE: un percorso obbligato?” tenutosi a Gaeta nel 2013.
      • Corso di aggiornamento “EQUILIBRIO TRA GRASSI, DESATURASI, ISCHEMIE E DEPRESSIONE” tenutosi a Roma nel 2013.
      • Corso di aggiornamento per “VALUTATORI INTERNI DI SISTEMI DI AUTOCONTROLLO HACCP.” tenutosi a Roma nel 2013 ottenendo il Cerificato di Valutatore (interno) secondo la norma ISO 19011.
      • Ho partecipato alla 1° Conferenza sulla “SICUREZZA E QUALITA’ DEGLI ALIMENTI.”  tenutasi a Roma nel 2013.
      • Corso di aggiornamento “PRIMO E SECONDO CERVELLO: NUOVE INTERAZIONI TRA FLUIDITA’ DI MEMBRANA DEL NEURONE, PIASTRINA E MICOBIOTA INTESTINALE” tenutosi a Roma nel 2013.
      • Corso di aggiornamento “DAL PICCO GLICEMICO ALLA NUTRIGENOMICA” organizzato dalla SIMG Società Italiana di Medicina Generale nel marzo del 2014.
      • Corso di aggiornamento “GLUTEN SENSITIVITY E MASTOCITI” tenutosi a Roma nel marzo del 2014.
      • Corso di aggiornamento per VALUTATORI HACCP. Le Certificazioni volontarie sulla sicurezza alimentare.” tenutosi a Roma nell’aprile del 2014.
      • Corso di aggiornamento/stage per “ESECUZIONE DI AUDIT NEL SETTORE AGROALIMENTARE” tenutosi a Roma nel maggio del 2014.
      • Corso di aggiornamento “NUOVE EVIDENZE SCIENTIFICHE SUL RUOLO DEL MICROBIOTA INTESTINALE NEL DIABETE, NELLA SINDROME METABOLICA E NELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI” tenutosi a Roma nel maggio del 2014.
      • Ho partecipato alla 2° Conferenza sulla “SICUREZZA E QUALITA’ DEGLI ALIMENTI.”  tenutasi a Roma nel giugno del 2014
      • Corso di aggiornamento per CONSULENTE TECNICO-SCIENTIFICO DEL SISTEMA HACCP E DELLA SICUREZZA ALIMENTARE NELLE AZIENDE AGRO-ALIMENTARItenutosi a Benevento nel giugno del 2014
      • Corso di aggiornamento per “IL CONTROLLO IGIENICO-SANITARIO DELLA FILIERA ITTICA” tenutosi a Roma nel settembre-ottobre del 2014
      • Corso di aggiornamento “PRO BIOS. L’UNITA’ DELL’UOMO E LA RELAZIONE DI CURA TRA INTESTINO E IMMUNITA’” tenutosi a Roma nell’ottobre del 2014
      • Corso di aggiornamento “OBESITA’,SARCOPENIA E MODIFICAZIONE DELLO STILE DI VITA” tenutosi a Verona nel novembre del 2014.
      • Corso di aggiornamento “INFIAMMAZIONE CUORE E CERVELLO” tenutosi a Roma nel maggio 2015.
      • Corso di aggiornamento “LA GESTIONE DEL COMPENSO GLICOMETABOLICO. RUOLO DELL’AUTOMONITORAGGIO DELLA GLICEMIA CAPILLARE” svoltosi a Latina nel settembre 2015
      • Corso “TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE TRANSDIAGNOSTICA (CBT-E) DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE” svoltosi a Roma nell’ottobre 2015.
      • Corso di aggiornamento “ASSE INTESTINO- CERVELLO: DISBIOSI INTESTINALE COME FATTORE NEUROINFIAMMATORIO NELLA DEPRESSIONE, NELL’AUTISMO E NELLE MALATTIE NUERODEGENERATIVE” tenutosi a Roma nell’ottobre 2015.
      • Corso di aggiornamento “DISBIOSI: LO STATO DELL’ARTE DELLA NUOVA MEDICINA PROBIOTICA” tenutosi a Roma nel febbraio 2016.
      • Congresso Nazionale AIDAP “TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE PER I DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE,  IL DISTURBO DA BINGE EATING E ALTRI TRATTAMENTI:  RICERCA E PROSPETTIVE TERAPEUTICHE”  tenutosi a Verona nel maggio 2016.
      • Corso di aggiornamento “CERVELLO, CUORE ED INTESTINO FRA BATTERI, COLESTEROLO ED OSSISTEROLI” tenutosi a Roma nel novenbre 2016.
      • Corso di aggiornamento  “TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE DELL’OBESITA’” svoltosi a Roma nel novembre 2016
      • Corso di aggiornamento  “CERVELLO, CUORE ED INTESTINO FRA BATTERI, COLESTEROLO ED OSSISTEROLI” tenutosi a Roma nel novembre 2016
      • Corso di aggiornamento “SINDROME ENTERO RENALE” tenutosi a Roma nel marzo 2017
      • Corso di aggiornamento “THE FIRST CERTIFICATE OF PROFESSIONAL TRAINING IN EATING DISORDERS AND OBESIT- Corso di aggiornamento avanzato” tenutosi a Verona nel marzo 2017
      • Corso di aggiornamento “DIGIUNO INTERMITTENTE, RESTRIZIONE CALORICA E CHETOSI. SIMILITUDINI E DIFFERENZE FIOSIOLOGICHE METABOLICHE. DALLA TEORIA ALLA PRATICA” e tenutosi a Roma ottobre 2017
      • Corso di aggiornamento “L’ECOSISTEMA INTESTINALE: MICROBIOME E PERMEABILITà INTESTINALE NEI DISTURBI  INTESTINALI ED EXTRAINTESTINALI” tenutosi a Roma ottobre 2017
      • Corso di aggiornamento “ “MIGLIORARE L’INTERVENTO TERAPEUTICO: IL CONTRIBUTO DELLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA” tenutosi a Verona ottobre 2017
      • Corso di aggiornamento “HOMO DIETICUS E HOMO MALATICUS COME IL CIBO E LA GUERRA AI BATTERI COMPROMETTERANNO LA NOSTRA SALUTE ” tenutosi a Roma nel marzo 2018
      • Corso annuale di aggiornamento delle Unità Operative Locali AIDAP”  tenutosi a Verona nel marzo 2018
      • “Congresso Nazionale AIDAP: “La psicobiologia dell’appetito umano. ARFID: Il trattamento del disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo”  tenutosi a Garda nel novembre 2018
      • Corso di aggiornamento “I probiotici tra farmacologia e pratica clinica: una guida completa e integrata” tenutosi a Roma nel novembre 2018
      • Corso di aggiornamento “I batteri  intestinali: intermediari necessari tra alimentazione e salute” tenutosi a Roma nel marzo 2019
      • Corso di aggiornamento “L’ECOSISTEMA INTESTINALE ED IL NETWORK MICROBIOTA- INTESTINO-CERVELLO” tenutosi a Roma giugno 2019
      • “Congresso Nazionale AIDAP: “La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione: ricerca, implementazione e disseminazione. La terapia cognitivo comportamentale dell’obesità: ricerca e integrazione con altri trattamenti “  tenutosi a Garda ottobre 2019

Fruttosio o saccarosio?

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frutta  Sempre più spesso usiamo il fruttosio al posto del più comune saccarosio: è una scelta vantaggiosa?

Riporto le conclusioni di una meta-analisi recentemente pubblicata.zucchero

 ’Il consumo di fruttosio è notevolmente aumentato negli ultimi 30 anni. La quantità maggiore è sotto forma di fruttosio derivato dallo sciroppo di mais e si trova in bevande e alimenti trasformati. L’effetto del consumo Continua a leggere

Conseguenze di sovrappeso e obesità sulla salute

 

 Mangiare senza giudizio quando si è sani significa costruire la propria malattia,

 Mangiare senza giudizio quando si è malati significa nutrire la propria malattia.

Ippocrate, 460-377 a.c.

Le conseguenze di obesità e sovrappeso sulla salute sono molte e varie: dall’aumento del rischio di morte prematura a diversi disturbi debilitanti e psicologici che non sono letali, ma che possono influire negativamente sulla qualità della vita.
I maggiori sono:

Il grado di rischio è influenzato, per esempio, dalla quantità relativa di peso in eccesso, dalla localizzazione del grasso corporeo, dall’importanza dell’aumento di peso nell’età adulta e dalla quantità di attività fisica.

Sindrome metabolica

E’ la più nuova di tutte le “malattie” e, se vogliamo, è anche un po’ strana. Nata dall’esigenza di individuare le persone a più alto rischio d’infarto, si è poi caratterizzata con l’insulino resistenza, cioè con quelle alterazioni metaboliche che rappresentano un po’ il punto di cedimento di tutte le “violazioni di stile di vita” più comuni: alimentazione inadeguata, inattività fisica e fumo. Si definisce in “sindrome metabolica” una persona che presenti contemporaneamente almeno 3 dei seguenti parametri alterati:

  1. pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg.
  2. trigliceridi superiori a 150 mg%.
  3. colesterolo buono (HDL) basso, inferiore a 40 nelle donne e 50 mmol/L negli uomini.
  4. glicemia superiore a 100 mg%.
  5. circonferenza vita superiore a 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini.

compliazioni-mediche-dellobesitaLa constatazione è che le persone con “sindrome metabolica” presentano un rischio di mortalità nettamente più alto delle altre, circa il doppio, anche se normopeso. Allo stesso modo una persona obesa senza altri segni di sindrome metabolica non presenta nessun apprezzabile aumento del rischio.
In realtà il rischio aumenta in maniera lineare all’aumentare del numero di alterazioni e, semplicemente, gli esperti hanno condiviso l’opinione di ritenere accettabile il rischio fino a due alterazioni e inaccettabile quello corso con tre o più alterazioni. E’ dimostrato quindi che anche piccole variazioni dalla “normalità”, come una pressione arteriosa di 135/85 o 160 mg% di trigliceridi che di per sé sono sempre state considerate con sufficienza, una volta riuniti in una costellazione di queste lievi alterazioni (almeno tre), costituiscono un elemento di rischio molto superiore che pesare 120 chili. Si tratta di piccoli campanelli d’allarme, ma che suonano molto forte “in coro”.
Un’altra novità è che si tratta di alterazioni “banali”, quasi tutte facilmente controllabili! La maggior parte di questi problemi può essere migliorata con un calo di peso relativamente modesto (10-15%), soprattutto se abbinato ad una alimentazione adeguata e un incremento dell’esercizio fisico. Molti studi hanno dimostrato che una dieta ricca di alimenti che caratterizzano la dieta mediterranea, sia in grado di ridurre gran parte dei valori che caratterizzano la sindrome metabolica. Osservazioni recenti ci dicono che bastano sei settimane!

Diabete di Tipo 2 e resistenza all’insulina

Di tutte le malattie gravi, il Diabete di Tipo 2 (il diabete che si sviluppa normalmente in età adulta) o diabete mellito non insulino-dipendente (NIDDM), è quello maggiormente legato all’obesità e al sovrappeso. In effetti, il rischio di sviluppare il Diabete di Tipo 2 aumenta già con un IMC nettamente al di sotto della soglia dell’obesità (IMC = 30). Le donne obese hanno probabilità 12 volte superiori di sviluppare il Diabete di Tipo 2 rispetto alle donne con un peso normale.
Il rischio di Diabete di Tipo 2 aumenta parallelamente all’IMC, soprattutto nei soggetti con una predisposizione genetica a questa malattia e cala parallelamente alla perdita di peso.

Malattie cardiovascolari e ipertensione

Le malattie cardiovascolari (CVD) comprendono la malattia coronarica (CHD), l’ictus e la malattia vascolare periferica. Queste patologie sono responsabili di un’elevata percentuale (fino a un terzo) della mortalità di uomini e donne nella maggior parte dei Paesi industrializzati con una crescente incidenza nei Paesi in via di sviluppo.
L’obesità predispone l’individuo a una serie di fattori di rischio cardiovascolare tra cui l’ipertensione e l’aumento del tasso di colesterolo nel sangue. Nella donna, l’obesità è al terzo posto tra i fattori di rischio di malattie cardiovascolari, dopo l’età e la pressione arteriosa. Una donna obesa ha un rischio di attacco cardiaco circa tre volte maggiore rispetto a quello di una donna magra della stessa età. I soggetti obesi hanno maggiori probabilità di avere alti livelli di trigliceridi (grassi) e di lipoproteina a bassa densità (LDL) o “colesterolo cattivo” e una diminuzione della lipoproteina ad alta densità (HDL) o “colesterolo buono”. Questo profilo metabolico si riscontra il più delle volte nelle persone obese con un elevato accumulo di grasso addominale (forma a “mela”) ed è stato messo in relazione con un aumento del rischio di malattie coronariche. Con la perdita di peso è prevedibile un miglioramento dei livelli di lipidi nel sangue. Una perdita di peso di 10 kg può determinare un calo del 15% dei livelli di colesterolo LDL e dell’8% dei livelli di colesterolo HDL.
L’associazione tra ipertensione (pressione arteriosa elevata) e obesità è ampiamente documentata e la proporzione d’ipertensione attribuibile all’obesità, nelle popolazioni occidentali, è stata stimata intorno al 30-65%. In effetti, la pressione arteriosa sale parallelamente all’IMC; per ogni aumento di peso di 10 kg, la pressione sale di 2-3mm Hg. Inversamente, il calo di peso induce una diminuzione della pressione arteriosa e solitamente per ogni riduzione del peso corporeo pari all’1%, la pressione scende di 1 o 2 mm Hg.
I soggetti in sovrappeso sono ipertesi in misura quasi tre volte superiore rispetto agli adulti con peso normale e il rischio di soffrire di ipertensione negli individui in sovrappeso tra i 20 e i 44 anni è quasi sei volte superiore rispetto agli adulti con peso normale.

Cancro

Anche se la correlazione tra obesità e cancro è meno ben definita, vari studi hanno rilevato un’associazione tra sovrappeso e incidenza di alcune forme di cancro, in particolare quelle ormone-dipendenti e gastrointestinali. Sono stati documentati maggiori rischi di cancro al seno, all’endometrio, alle ovaie e all’utero nelle donne obese e vi sono prove di aumento del rischio di cancro alla prostata e al retto negli uomini.
L’associazione più netta è con il cancro al colon, per il quale l’obesità aumenta di quasi tre volte il rischio, sia nell’uomo sia nella donna.

Gotta

E’ stata definita la malattia dei re: per contrarla, infatti, era indispensabile poter accedere a grandi quantità di cibo. Gran parte delle persone che soffrono di gotta sono francamente obese. Tra i personaggi famosi vittime della gotta ricordiamo Enrico VIII, Alessandro Magno, Carlomagno, Voltaire, Newton, Darwin, Leonardo. Tutti maschi perché la gotta colpisce quasi solo gli uomini. Le donne cominciano a soffrirne solo dopo la menopausa.
Già il filosofo John Locke (1632-1704), aveva individuato come, per stare meglio, era utile mangiare poca carne e abbondare in latte e verdure.
Questo perché un’alimentazione ricca di carne porta alla formazione di acido urico. L’acido urico è il modo con cui il nostro organismo elimina due basi azotate (adenina e guanina), chimicamente dette “purine”, presenti nel DNA ed RNA. Queste purine, trasformate in acido urico, devono essere eliminate dal rene con le urine. Quest’acido, essendo poco solubile in acqua, appena raggiunge i 7.0 mg%, tende a precipitare. Si formano così calcoli renali e cristalli che ledono i tessuti e scatenano una violenta risposta infiammatoria.

Osteoartrite

Le malattie degenerative delle articolazioni portanti, come il ginocchio, sono complicazioni molto diffuse dell’obesità e del sovrappeso. Il carico eccessivo è la causa del danno meccanico alle articolazioni.
Anche il dolore nella parte inferiore della schiena è più comune nei soggetti obesi e può essere uno dei fattori che contribuiscono maggiormente a causare l’assenza dal lavoro imputabile all’obesità.

Newsletter 11_2013

 

nutrizione in gravidanza, pediatria, adolescenza, sottopeso, sport, vegetarismo

Ho inserito questa pagina  dove trovare informazioni e curiosità dal mondo della nutrizione, degli alimenti che la natura ci offre nei vari mesi dell’anno, qualche ricetta tradizionale o dietetica e gustosa.

Se hai richieste di argomenti che ti interessano scrivimi. Sarò lieto di inserirli in questo mio periodico!

Novembre 2013

Feurbach sosteneva che ‘l’uomo è ciò che mangia‘.

In effetti il nostro corpo si rinnova continuamente: ogni quindici gioni si sostituisce la pelle, ogni trenta giorni cambia il nostro fegato, perfino le nostre ossa a trenta anni si rinnovano completamente in ventiquattro-trenta mesi! Il cibo che quotidianamente intoduciamo viene scomposto ed utilizzato come tanti mattoncini per la costruzione del nostro corpo e diventa noi.

Oggi abbiamo sempre più evidenze che si possono prevenire diverse patologie anche gravi, come le malattie cardiovascolari ed alcuni tumori, con l’alimentazione! Potremmo prevenire il 40% dei tumori introducendo gli antiossidanti contenuti in frutta e verdura. Una recente indagine di Eurisko, condotta su 800 persone, dice che gli errori più comuni e pericolosi che si commettono a tavola sono l’eccesso di grassi e solo il 20% circa di persone che mangia le giuste porzioni di frutta e verdura.

Nutrirsi correttamente ed avere un salutare stile di vita dovrebbe essere un valore primario che va messo in pratica si è sani e sin da bambini. Valutare che l’alimentazione abituale sia in linea con il nostro fabbisogno energetico-nutritivo e renderla la migliore possibile è uno dei compiti del Biologo Nutrizionista. Contrariamente al pensare comune il Nutrizionista non si occupa solo di far perdere peso e di dimagrimento; egli è un esperto capace di ripristinare, attraverso lo studio di un corretto profilo nutrizionale personalizzato, le condizioni biologiche ottimali per ciascuno, anche se con patologia. Non aspettiamo il momento in cui ci sarà necessario dover ricorrere alla cura, ma preoccupiamoci di adeguare fin da subito il nostro modo di mangiare e di vivere. Si tratta di scegliere se prevenire o farsi curare, e non è una scelta da poco. Nella vita è certamente una scelta tra le più importanti, se non la più importante.

Perchè se

‘mangiare è una necessità,

mangiare intelligentemente è un’arte’

La Rochefoucoult

Novembre è il mese in cui la campagna va verso il riposo invernale. C’è una esplosione di colori, una sorta di fuochi di artificio di fine estate. I colori predominanti sono il rosso, il marrone, l’arancione e il verde.

Secondo la medicina cinese in questo periodo la terra deve ricevere nuovo nutrimento per recuperare le forze e garantire la futura germinazione. Sono da preferire alimenti astringenti come mele, melagrane e ridurre quelli ricchi di acqua come prugne o frutta tipicamente estiva. Pensiamo alle nebbie di novembre e al bisogno e all’ utilità di una bella zuppa riscaldante da consumare la sera.

Le verdure stagionali che possiamo trovare in questo periodo sono barbabietole, bietole, broccoli, cavoli, cavolfiori, verze, carote, finocchi, patate, porri, radicchio, sedano, spinaci, zucche e insalatine autunnali. Per quanto riguarda la frutta troviamo principalmente melagrane, castagne, cachi, mele, pere, uva, noci e le prime arance.

Altri prodotti della terra molto preziosi in questo periodo sono il vino novello, ricco di resveratrolo, un potente antiossidante, e l’olio d’oliva. Dalla raccolta delle olive, velocemente lavorate, otteniamo l’olio extravergine d’oliva ricco di acidi grassi monoinsaturi e potenti antiossidanti (in particolare squalene e vitamina E) . Da gustare sulla classica bruschetta!

 

Un frutto meraviglioso di stagione: il melograno

melograno Il melograno contiene elementi preziosi per la nostra salute, è infatti ricco di antiossidanti, ma anche di sali minerali come potassio, fosforo, sodio e ferro. È anche una buona fonte di vitamina C e vitamine del gruppo B.

Nell’antica Grecia, il melograno era sinonimo di vita e rigenerazione. In Egitto, è stato considerato il frutto degli dei e considerato come un simbolo di fertilità a causa della sua forma rotonda e l’abbondanza di semi. Sono stati trovati decorazioni di rami di melograno fra i pilastri decorativi del tempio di Salomone.  L’uso medico del melograno è di oltre 3000 anni, ma è solo di recente che è stata effettivamente riconosciuta la sua efficacia.

I ricercatori hanno confermato che le proprietà benefiche non si trovano solo nell’interno del frutto e sostanze buone si trovano anche nella buccia e nella membrana bianca che protegge i semi.

L’estratto di melograno è stato studiato per valutare l’azione antibatterica sui microrganismi della placca dentale. La soluzione con estratto di melograno ha ridotto lo sviluppo dei batteri della placca dentale dell’84% e si è mostrata efficace contro Staphylococcus, Streptococcus, E. coli, Klebsiella e Proteus.

Diversi studi hanno dimostrato che il consumo regolare di succo di melograno aiuta nel rischio di malattie cardiovascolari.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Atherosclerosis, l’estratto di melograno aiuterebbe a prevenire i problemi legati alle malattie cardiovascolari.

Nel 2004, la rivista Clinical Nutrition ha pubblicato i risultati di uno studio clinico di tre anni in una popolazione israeliana, trovando che il consumo quotidiano di succo di melograno ha invertito la stenosi dell’arteria carotide fino al 29% entro 1 anno

Uno altro studio clinico ha mostrato una diminuzione delle lesioni aterosclerotiche, derivante dal consumo di succo di melograno nelle persone che hanno già sofferto di malattia coronarica.

Nei pazienti diabetici con lipidi nel sangue elevati, il succo di melograno ha determinato una riduzione del colesterolo totale e del colesterolo “cattivo” (LDL).
Il succo di melograno potrebbe anche migliorare la funzione endoteliale (vale a dire, la salute o l’elasticità dei vasi sanguigni) in adolescenti con sindrome metabolica. Tuttavia, una dieta ricca di antiossidanti, ottenuto da altri tipi di succhi di frutta o frutta fresca e verdura, potrebbe avere lo stesso effetto.

Ricerca Università di Siena: “Dall’olio extravergine effetti benefici contro tumore colon”

L’olio è fonte di polifenoli, un gruppo di sostanze chimiche con proprietà antiossidanti. Lo ha dimostrato lo studio di un team guidato da Marina Ziche. “Ridotta la crescita del cancro al colon in modelli tumorali preclinici”.

L’ABSTRACT DELLA RICERCA

L’olio extravergine di oliva è una delle principali fonti di polifenoli, un gruppo di sostanze chimiche con proprietà antiossidanti e potenziali benefici effetti sulla salute umana. E’ quanto evidenzia una ricerca realizzata dal team coordinato dalla professoressa Marina Ziche (Dipartimento Scienze della Vita) dell’Università di Siena, e da due ricercatrici dell’ateneo senese, Sandra Donnini ed Erika Terzuoli.

“Ma non tutti gli oli sono uguali, infatti un comune olio extravergine di oliva può contenere dai 100 ai 250 mg di polifenoli, l’olio extravergine toscano Igp ne contiene almeno 450 mg”, hanno precisato le ricercatrici durante la presentazione dello studio, svoltasi  nella sede della Presidenza della Regione Toscana, in palazzo Strozzi Sacrati a Firenze.

“Un polifenolo dell’olio di oliva (DPE – dihydroxyphenil ethanol) – hanno spiegato ancora le ricercatrici – secondo vari studi internazionali ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antitrombotiche. Nel nostro laboratorio abbiamo delineato il meccanismo molecolare attraverso cui DPE contribuisce ad inibire la progressione del cancro al colon, andando ad interferire con i processi di infiammazione ed angiogenesi”. E i benefici sono enormi. “Dpe, attraverso l’inibizione di markers infiammatori e angiogenici, noti per contribuire al comportamento aggressivo nel cancro del colon, riduce la crescita del cancro al colon in modelli tumorali preclinici”.

Le ricercatrici hanno poi focalizzato l’attenzione sui quantitativi di olio che possono garantire effetti benefici. “Noi abbiamo lavorato con concentrati, ma possiamo dire che gli effetti si ottengono con quantitativi pari a quelli che si usano nell’alimentazione”. Tradotto significa 40 grammi al giorno 3-4 cucchiai, meglio se crudo, di olio extravergine di oliva di qualità. 20 grammi sono invece il quantitativo riconosciuto a livello Ue per avere effetti preventivi a livello cardiovascolare.

Poi passiamo al supermercato e troviamo prezzi pazzi per l`olio extra vergine. Sugli scaffali tantissime marche e listini da 2,9 a 26 € /l.

Come è possibile? L’olio è di bassa qualità ed è quasi sempre ottenuto da miscele di materia prima di varia provenienza comunitaria ed extra-comunitaria e la composizione può variare. Solitamente l’industria non trae profitto dalla vendita, ma utilizza questo accorgimento in modo preventivo per evitare perdite dalle rimanenze dell’anno precedente. Approfondisci

Altre volte è possibile incorrere in truffe! Approfondisci

La mela cotogna

La mela cotogna appartiene alla categoria dei frutti antichi. Queste mele pelosette hanno un profumo unico!

Il cotogno (Cydonia oblonga, Mill. 1768) è una pianta della famiglia delle Rosaceae coltivata per i suoi frutti.
È una delle più antiche piante da frutto conosciute: era coltivato già nel 2.000 a.c. dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era ben noto, venendo citato da Catone, Plinio e Virgilio.

Il frutto è usato per la preparazione di confetture, gelatine, mostarde, distillati e liquori.

La condizione di limitata dolcezza della polpa non significa assenza di zuccheri, ma la loro presenza sotto forma di lunghe catene glucidiche (dette polisaccaridi), che danno l’effetto soggettivo della scarsa dolcezza; con la cottura, nella preparazione di confetture, e quindi con la frammentazione dei polisaccaridi la polpa assume una dolcezza intensa, e la liberazione di un profumo di miele. L’elevato contenuto di pectina produce un veloce addensamento della confettura o della gelatina, limitando i tempi di cottura. In epoca precedente la diffusione dello zucchero raffinato la confettura semisolida di cotogne era con il miele (costosissimo) uno dei pochi cibi dolci facilmente disponibili e soprattutto ben conservabili.

I frutti venivano anche posti negli armadi e nei cassetti per profumare la biancheria.

Un liquore a base di Cotogna denominato sburlon viene prodotto nel parmense e in particolare più precisamente nella Bassa vicino a Roccabianca (PR).

La cosiddetta Cotognata, gelatina semisolida in piccoli pezzi, è famosissima nel “Ragusano“, nell’area dell’Etna e nel Basso Lodigiano, soprattutto a Codogno.

Se siete fortunati ad avere un albero in giardino, potete preparare questa marmellata che mi ricorda quella della nonna!

La cosa più difficile è preparare i frutti che sono piuttosto duri da tagliare….Usando dello zucchero integrale appare scura. Normalmente utilizzando lo zucchero raffinato il colore e’ ambrato.

Ingredienti per 1 kg di frutta pulita ( 2 ore e 15 circa)

1 kg di frutta pulita
1 limone il succo
450 gr di zucchero integrale
Acqua

Esecuzione
Lavate accuratamente i frutti per eliminare la parte pelosa ma non pelate le mele!

Eliminate il picciolo e l’interno e tagliate a tocchetti. Appena tagliate immergetele in una ciotola con acqua e limone per non farle ossidare!.
Mettete la frutta in una pentola con 2/3 bicchieri d’acqua e fate cuocere a fiamma delicata per circa 40/45 minuti comunque fino a che la frutta perde consistenza.
Passate al passaverdure. Alla polpa così ottenuta, aggiungete lo zucchero e fate cuocere altri 40/45 minuti. Aggiungere il succo di limone.
Invasate in vasi sterilizzati in  precedenza.

Buon appetito.

Come e quanto cuocere i cibi per eliminare i batteri patogeni?

termometro batteriLa questione è complessa proprio per la moltitudine di sistemi esistenti: dai metodi tradizionali su fiamma o in umido, agli ultrarapidi con microonde, per non parlare delle innovative cotture a bassa temperatura che si possono realizzare addirittura con la lavastoviglie (Dishwasher Cooking).

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Un’indicazione utile per cucinare le vongole evitando soprese, viene fornita dai ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie: The effectiveness of domestic cook on inactivation of murine norovirus in experimentally infected Manila clams. Lo studio consiglia una cottura per 10 minuti con il sistema tradizionale domestico a una temperatura che deve arrivare e restare vicina  ai 100° C per almeno 2 minuti (in pratica devono bollire per questo tempo). In questo modo si devitalizza completamente il Norovirus, uno dei più diffusi responsabili di gastroenteriti acute di origine non batterica.

Secondo gli autori questo è anche il tempo necessario per far sì che la maggior parte dei frutti di mare si apra per effetto del calore e corrisponde alle raccomandazioni fornite dal Ministero della Salute per inattivare il virus dell’Epatite A (gruppo dei virus  in grado di contaminare anche i frutti di bosco crudi, oltre a ostriche, cozze e vongole).

In modo molto pratico, la Food and Drug Administration americana (FDA) ha stabilito quali dovrebbero essere le temperature interne minime da raggiungere durante la  cottura, (misurate con un termometro a sonda al centro delle pietanze):

74 ° C per 15 secondi

  • Pollame (intero o macinato di pollo, tacchino, anatra) e ripieno
  • Carni macinate, pesce, pollame, lasagne
  • Eventuali cibi precedentemente cotti e riscaldati a una temperatura inferiore 57 ° C
  • Qualsiasi alimento potenzialmente pericoloso come pollame, carne, pesce, o uova, cotto in forno a microonde

68 ° C per 15 secondi

  • Carni rosse (manzo o maiale)
  • Carni come arrosti e prosciutti iniettati con salamoie e insaporitori
  • Pesci di fondo o pesce tritato ( sushi)
  • Uova cotte per il consumo non immediato

63 ° C per 15 secondi

  • Bistecche e braciole di manzo, maiale, vitello e agnello
  • Pesce
  • Uova cotte per il consumo immediato

63 ° C per 4 minuti

  • Arrosti (già cotti anche a basse temperature per tempo prolungato)

57 ° C per 15 secondi

  • Frutta cotta o verdura per il consumo non immediato
  • Alimenti pronti per il consumo non immediato

Microbiota

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Il ruolo dei microrganismi intestinali per la salute umana

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E’ noto da tempo che i microrganismi dell’intestino umano giocano un ruolo importante per una digestione sana. Tuttavia, una ricerca più recente indica che i batteri possono correlarsi ad aspetti più ampi della salute, compresi l’obesità e la salute metabolica

I microrganismi risiedono in vari siti dell’organismo umano, tra cui la cute, il naso, la bocca e l’intestino. In particolare l’intestino umano ospita un enorme quantità di microrganismi, approssimativamente 100 trillioni di batteri, superiori in numero alle cellule umane di circa 10 volte.1 I microrganismi presenti nell’intestino sono principalmente batteri e appartengono a più di 1000 specie, il 90% dei quali appartengono ai Firmicutes e i Bacteroidetes.2,3 Ogni persona ha una composizione distinta e altamente variabile di microrganismi intestinali, sebbene vi sia un nucleo fisso di microrganismi comune a tutti gli individui.2,4 La composizione dei microrganismi intestinali viene chiamata ‘microbiota’ intestinale, mentre la totalità dei geni del microbiota è chiamata ‘microbioma’. I geni del microbioma intestinale superano in numero i geni del corpo umano di circa 150 volte.1

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