celiachia_3Consumare cibi senza glutine è molto frequente anche tra le persone non celiache. Recentemente sono stati pubblicati alcuni studi in persone non celiache che seguivano questo tipo di dieta per valutare eventuali benefici.

Uno studio indaga l’assunzione a lungo termine di glutine nella dieta in persone senza malattia celiaca e il rischio di malattie cardiache coronariche. Può essere vantaggiosa?

I ricercatori hanno analizzato i dati di 64.714 donne e 45.303 uomini, senza storia di malattia coronarica, che hanno compilato un questionario alimentare dettagliato ogni quattro anni dal 1986 al 2010. Il consumo di glutine e lo sviluppo della malattia coronarica sono stati monitorati in questo intervallo di 26 anni; dopo un aggiustamento per i fattori di rischio conosciuti, non sono state riscontrate associazioni significative tra l’assunzione di glutine stimata e il rischio di una successiva coronaropatia globale. Gli autori, pur sottolineando le limitazioni di questo studio osservazionale, tra cui quella di non poter trarre conclusioni di causa e ed effetto, concludono: «La promozione di diete senza glutine a scopo di prevenzione della malattia coronarica tra persone asintomatiche senza malattia celiaca non dovrebbe essere consigliata». (Bmj 2017. Doi: 10.1136/bmj.j1892)

Un altro studio giunge alla conclusione che mangiare cibi senza glutine possa essere dannoso!celiachia

Tale abitudine può però aumentare le probabilità di sviluppare diabete di tipo 2, secondo uno studio presentato alle Epi/Lifestyle Scientific Sessions 2017 dell’American Heart Association, a Portland (Usa).  (Low gluten diets may be associated with higher risk of type 2 diabetes).

Gli autori, coordinati da Geng Zong, del Dipartimento di Nutrizione dell’Università di Harvard a Cambridge (Usa) hanno sottolineato che «mangiare più glutine può essere associato a un minore rischio di diabete di tipo 2», pari a un -13%. «La dieta gluten free è diventata popolare anche tra chi non presenta celiachia o intolleranza al glutine, nonostante ci sia carenza di evidenze che dimostrino come ridurre il consumo di glutine produca benefici di salute a lungo termine». Data questa tendenza, il gruppo di Zong ha voluto capire se il consumo della proteina potesse influenzare in qualche modo la salute delle persone che non hanno apparenti ragioni mediche per evitarlo. «Gli alimenti gluten free spesso contengono meno fibre, vitamine e minerali» e ciò li rende «meno nutrienti», per cui «le persone non celiache dovrebbero riconsiderare i limiti all’assunzione di glutine» suggeriscono gli autori, in un’ottica di «prevenzione delle malattie croniche, specie del diabete». Nella ricerca – uno studio osservazionale a lungo termine che ha valutato l’entità del consumo di glutine e i suoi effetti nei partecipanti a 3 ampi studi nazionali, per un totale di quasi 200mila persone – Zong e colleghi hanno calcolato che la maggior parte aveva un consumo di glutine inferiore a 12 g/die e hanno visto che, all’interno di questo range, chi mangiava più glutine mostrava un rischio ridotto di sviluppare diabete di tipo 2 nei 30 anni di follow-up. Inoltre, chi assumeva meno glutine, tendeva a introdurre meno fibre dei cereali: ingrediente noto per proteggere dal diabete. Considerando anche questo fattore, gli studiosi hanno concluso che le persone nella fascia più alta di consumo di glutine avevano una probabilità inferiore del 13% di sviluppare diabete di tipo 2, rispetto a quelle nella fascia più bassa di assunzione della proteina. «Nello studio erano i partecipanti ai tre studi che riferivano il proprio consumo di glutine e il lavoro è di tipo osservazionale» puntualizzano gli autori che, pertanto, ritengono opportuno che i risultati siano confermati da altre ricerche. Ciò anche perché, aggiungono Zong e colleghi «la maggior parte dei partecipanti hanno preso parte agli studi prima che le diete gluten-free diventassero popolari» e quindi mancano i dati relativi alle persone che si astengono dal glutine solo perché pensano che ciò sia benefico.

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